Hand Analysis: oSpiel888 vs Stefan11222 in 4bet pot al NL 5k

Situazione

Flop

Ipotizzando che lo SB stia utilizzando una strategia di raise-fold e non una mixed (limp + raise), questo board è un board sul quale lo SB non può andare in Cbet a frequenza altissima, poiché il range di BB non ha difficoltà a difendere contro strategie di Cbet molto aggressive e il range di SB ha diverse combinazioni che hanno completamente missato il board. A questi livelli i range di 3bet call di BB sono ben bilanciati e protetti (contengono frequenze di pocket pair da 99 ad AA) e SB non ha incentivo di deviare dalla strategia di Cbet ottimale -si potrebbe cbettare a frequenza più elevata contro range deboli che non prevedono frequenze alte di slowplay preflop con le pocket pair alte-.

SB checkerà in frequenza le overpair, a prescindere dai semi, per bilanciare la porzione di broadway off e Assi off senza backdoor quadri presenti nel 4betting range che vorranno giocare in puro check o come bet a bassissima frequenza. BB può già shovare una parte del proprio range contro Cbet, principalmente overpair slowplayate preflop senza pezzo a cuori, alcuni FD e alcune protection a bassa frequenza con A4s, 9xs e 8xs.

Turn

Su turn che chiude flush, SB ha un incentivo a shovare con gran parte del range che vuole andare in 2nd barrel, ma è possibile utilizzare anche una blocking bet (a bassa frequenza in relazione al range complessivo); il bilanciamento di questa strategia non è affatto semplice e non c’è una perdita di EV significativa a giocare soltanto all-in o check. SB andrà a shovare più spesso combo con Asso cuori con kicker più basso (quasi frequenza piena) e a check-shovare (o check-callare) a frequenza molto alta le combinazioni di AK con l’asso di cuori. In queste situazioni a range definiti si cerca di ragionare in termini di showdown value anche con i draw. Le overpair più basse (TT-JJ) tendono a shovare a frequenza altissima a prescindere dai semi, mentre quelle più alte tendono a checkare più spesso quando hanno il seme del FD. Il range di shove e il range di check sono dunque ben protetti su eventuali river che portano una quarta carta di cuori.

BB contro check non utilizza lo shove, ma unicamente un range di small bet (dal 20 al 25%) e punta a frequenza relativamente alta (superiore al 50% delle volte). È importante che BB si “polarizzi” con i draw (draw nuts o draw con poca equity), evitando di bettare mani come Ax Q cuori o Ax J cuori e Kx Q cuori o progetti di bilaterale, che hanno ancora una buona equity contro il range di SB ma andrebbero a bet-foldare contro un eventuale shove, e bettando più spesso combinazioni di gutshot come QJs e QTs e di floating puri del flop (anche combo come AQ AJ senza cuori in frequenza). BB slowplaya i flush a frequenza elevatissima, poiché non sono combo vulnerabili e possono indurre bluff per lo stack al river o coolerare qualche top pair presa al river. La combo del BB in particolare opta per la bet contro missed quasi il 100% delle volte. È possibile che Stefan11222 abbia ipotizzato che il range di check dello SB fosse più forte di quello dell’equilibrio e che abbia scelto di checkare dietro, rappresentando trapping, una mano di valore medio o un draw con molta equity e di valutare il da farsi al river.

River

Al river lo SB ha una strategia complessissima in equilibrio, che prevede frequenze di shove (22%), blockbet (33%) e check (45%). Ogni qualvolta ci troviamo di fronte a scenari simili -spot dall’equilibrio estremamente complesso e impossibile da replicare fedelmente- tra giocatori che si conoscono bene e giocano in un pool ristretto, come quello high stake, entrano in gioco più livelli di pensiero: in particolare come entrambi i giocatori percepiscono lo spot e come pensano che l’avversario interpreti lo spot. È anche possibile che SB semplifichi la strategia a shove o check, senza grosse perdite in termini di EV.

Lo spot è uno spot non molto frequente, quindi è molto difficile seguire una strategia equilibrio (che prevede frequenze miste con ogni tipo di mano); nella fattispecie oSpiel888 deve mixare sia shove (frequenza molto bassa), che blockbet (freq media), che check (frequenza media) con la propria combo, SB checka molto più spesso nut flush rispetto a second nut flush, che tende a shovare a frequenza quasi piena, poiché è nettamente avanti al range di BB, ma non vuole giocare in bluffcatch, poiché gran parte delle combo con la Q cuori tendono a blockerare il bluffing range avversario. È anche molto difficile avere una lettura precisa sulla strategia avversaria, poiché non si giocano spesso 4bettati BvB con questo tipo di runout.

BB ha una strategia più semplice da gestire contro check, poiché gioca shove o check back con un range più polarizzato. As played flop e turn, Stefan11222 deve shovare la sua combo intorno al 30% delle volte, una giocata a bassa frequenza: il suo range contiene diverse combo nutted, ma il range di check di SB su questa linea di un giocatore molto preparato contiene anche una serie di slowplay, quindi BB è costretto a giveuppare una serie di mani senza valore di showdown.

Conculsioni

Quando ci troviamo di fronte ad un bluff che parte da una linea inferiore al 10% turn e a bassa frequenza al river è sempre difficile stabilire se il giocatore in questione abbia deviato in maniera consapevole o inconsapevole (non conoscendo le frequenze esatte) dall’equilibrio o se semplicemente abbia randomizzato un’azione a bassissima frequenza. In genere queste mani vengono approcciate in maniera più exploitativa, in relazione alle tendenze del field o del singolo avversario: è molto probabile che BB abbia ipotizzato che lo SB checkasse un range più forte dell’equilibrio al turn (di qui il check dietro) e che questo range facesse azione al river più spesso rispetto al punto di equilibrio (shove river). È vero che BB ha diverse combo nutted che gioca in questo modo, ma in scenari con 4 carte a colore o 4 carte di scala dove è più difficile trovare bluff naturali il fattore più importante è quello di comprendere quante e quali combinazioni nutted sono presenti nel range avversario, in modo da comprendere se abbiamo uno spot profittevole da overbluffare, se dobbiamo underbluffare e quali combinazioni blockerano più combo di nuts e meno combo di check- fold del range avversario.

In questo caso, limitandosi all’analisi del solver si può dire che entrambe le linee sono presenti nell’equilibrio. Un’analisi strategica può darci un’idea della percezione che i giocatori hanno di alcune dinamiche (board con 4 carte dello stesso seme in 4bettato); va considerata come un’ipotesi ragionevole e non deve essere presa presa come verità assoluta: è possibile che la nostra interpretazione sia sbagliata e che il nostro avversario abbia solo randomizzato un’azione a frequenza molto bassa.

Per questa prima hand analysis sul nostro blog è tutto, speriamo che il formato vi piaccia e se la lettura vi è piaciuta e vi è stata utile, condividetela e discutetene con gli amici. Se non l’avete ancora fatto, non scordate di richiedere la nostra guida PDF gratuita “Farai del poker il tuo lavoro? Come diventare giocatori vincenti” cliccando QUI. Se siete interessati al nostro materiale didattico, potete trovarlo nella sezione SHOP, infine non dimenticate di seguirci anche sui social. Alla prossima!

Poker players e astronauti: specialisti o tuttologi?

Molti di voi hanno probabilmente provato diversi formati di gioco che le varie poker room mettono a disposizione dei propri giocatori per soddisfare i gusti e le esigenze di tutti. Sicuramente avere un’offerta di gioco il più varia e completa possibile è un bene, ma per chi non ha delle nette preferenze tra una disciplina e l’altra, può creare qualche incertezza sul migliore formato da giocare.

Quando si sceglie tra una modalità di gioco piuttosto che un’altra, ci sono diversi fattori da considerare: se siete dei giocatori amatoriali e giocate per divertimento, la cosa migliore è sicuramente scegliere ciò che vi diverte di più e che meglio si incastra con la vostra vita extra poker. Se siete dei giocatori full-time dovreste invece focalizzarvi maggiormente su ciò che vi garantisce un guadagno orario maggiore, possibilmente con una volatilità dei profitti sopportabile e che non vi faccia perdere 10 anni di vita ogni 6 mesi causa stress da grinding.

In entrambi i casi, per arrivare ad una decisione sarà probabilmente necessario sperimentare diversi formati di gioco, prima di trovare ciò che vi è più congeniale (nel tempo sarà comunque possibile che la vostra situazione personale e/o professionale vi porti a cambiare disciplina), il che vi farà sviluppare delle competenze di base, o almeno si spera, di ogni disciplina che andrete a sperimentare. Ciò che è sempre importante ricordare è di non saltare da un formato all’altro un po’ a caso seguendo le voglie del momento, salvo che stiate giocando per puro divertimento senza badare al ritorno economico che andrete ad ottenere.

Che disciplina giocano alla NASA?

Salvo un giorno scoprire che i complottisti ci avevano visto lungo e che è tutto girato ad Hollywood, alla NASA ci lavora un sacco di gente e i profili professionali sono i più disparati. I più famosi sono sicuramente gli astronauti veri e propri, ovvero coloro che vanno fisicamente nello spazio, fanno esperimenti scientifici sulla stazione spaziale internazionale, passano interi mesi in condizioni di vita non presenti sulla terra e che pertanto sono delle piccole cavie umane sotto certi punti di vista.

Uno dei problemi di vivere lassù è che quando hai bisogno di qualcosa te lo devi fare tendenzialmente da solo: se si rompe un tubo devi essere in grado di ripararlo, non puoi chiamare l’idraulico; se c’è un guasto elettrico non c’è nessun elettricista disponibile, se c’è un problema con il cibo non c’è nessun cuoco né food delivery. Ciò che sicuramente non manca è il supporto via remoto dei migliori esperti al mondo in ognuno dei campi che potrebbero servirti. Per questo motivo un astronauta non ha necessità di essere il migliore al mondo in nessuna disciplina, in quanto sarà sufficiente che le competenze le abbia chi fornisce il supporto tecnico da terra; ciò che un buon astronauta dovrà necessariamente avere, sono delle buone competenze di base di diverse discipline, così da essere in grado di comprendere e mettere in pratica ciò che gli esperti gli diranno.

I poker player sono come gli astronauti?

Per un poker player che non dispone di un live support di qualche centinaio di ingegneri in chat durante le sessioni, la situazione è discretamente diversa da quella di un astronauta. L’obiettivo di un buon poker player è ovviamente quello di guadagnare la maggior quantità di denaro possibile ai tavoli e per farlo ha bisogno di determinate skill. Il punto cruciale di tutto il discorso è: per essere il più vincente possibile è necessario saper padroneggiare discretamente bene tutte le discipline, o è meglio essere super preparati in una sola, senza aver mai affrontato né approfondito tutte le altre?

Da questo particolare quesito spesso partono delle grandi diatribe da reg di cash game e reg MTT, questi ultimi spesso accusati di non sapere nemmeno le più basilari dinamiche del gioco post flop, specialmente con stack deep. Dal canto loro, i reg MTT considerano i reg cash game scarsi nel gioco short stack. E tra una frecciatina e l’altra partono i flame.

L’obiettivo di questo articolo ovviamente non è svelare chi ha ragione e chi ha torto, ma è quello di andare a capire ciò che in linea generale quali sono le skill necessarie per massimizzare i profitti ai tavoli nell’arco della carriera.

Chi vivrebbe meglio nello spazio?

Quando ci sediamo ad un tavolo in modalità torneo, le nostre skill in modalità cash game o spin&go sono totalmente ininfluenti e viceversa. Ciò che davvero è rilevante è che per approfondire molto una determinata disciplina è necessario avere una comprensione del gioco completa e dettagliata, in modo da poter cogliere ogni sfaccettatura di ogni aspetto delle dinamiche che ci si presentano. Quando si parla di cash game per esempio, le possibili situazioni che ci si possono presentare sono un numero molto minore rispetto ad una modalità torneo, in quanto le variabili in gioco sono di molto minori: in un tavolo cash game possono variare gli stack, il numero di giocatori e gli stili di gioco degli avversari; una volta che si hanno questi dati si possono andare ad approfondire infinitamente tutte le possibili dinamiche di gioco. Un giocatore di MTT avrà tutte le variabili di gioco già citate per il cash game, a cui vanno però aggiunte ad esempio la modalità di torneo, la variabilità infinitamente più grande della profondità degli stack in gioco, la fase del torneo, il payout e l’ICM.

Il numero di variabili in gioco in un torneo è di un ordine di grandezza totalmente differente rispetto al cash game, ciò comporta il fatto che, a parità di tempo dedicato allo studio, supponendo di dedicare lo stesso impegno ad ogni dinamica, negli MTT si avrà una possibilità di approfondire ognuna di esse molto minore rispetto al cash game. Ciò comporta che un reg MTT, pur dedicando lo stesso tempo allo studio del poker di un collega reg cash, avrà una conoscenza meno approfondita del gioco, in quanto dovrà conoscere le basi di tutto senza poter perdere troppo tempo sui minimi dettagli.

Conculsioni

Per quanto detto finora, possiamo affermare che i reg MTT avrebbero sicuramente una vita più lunga nello spazio interstellare, ma ognuno di loro vorrebbe avere un team di cash gamers a terra che li supporti.

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Linguaggio e varianza

C’è una strettissima correlazione e codipendenza tra linguaggio e pensiero: il primo si modella sul secondo e il secondo si esprime in un linguaggio mentale e influenza il modo in cui ci esprimiamo. Il linguaggio aggiunge ulteriori livelli di significato ai nostri pensieri: possiamo essere sarcastici, ironici, aggressivi, empatici o descrittivi.

Poiché le nostre decisioni sono guidate dai nostri pensieri, possiamo affermare che il linguaggio modella le nostre decisioni. Nel poker tutto ciò ha rilevanza in diversi contesti; il linguaggio influenza le azioni ai tavoli e lontano dai tavoli e può avere un impatto significativo sul rapporto tra gioco e vita.

In questo articolo ci concentreremo su linguaggio e varianza.

Il rapporto con la varianza

Il rapporto con la varianza è già complicato per natura, poiché il cervello umano tende ad essere piuttosto selettivo e a ricordare solo ciò che vuole ricordare, sia in positivo, che in negativo. Il linguaggio aggiunge un’ulteriore stratificazione che può solidificare pensieri negativi o idee non salutari, non compatibili con lo status di giocatore di poker professionista.

Il linguaggio ha una forte base culturale e nella società occidentale siamo soliti associare il lavoro ad un salario o ad una compensazione all’interno di un orizzonte temporale definito. Il caso più ovvio è quello del lavoro dipendente, ma anche chi fa impresa o chi è un libero professionista, pur non percependo un salario mensile, ha una certa aspettativa annuale e può organizzarsi in modo appropriato.

Il concetto di tempo nel poker

Nel poker non esistono concetti come “mese” e “anno” e questo è tanto più vero quanto più è alta la varianza della nostra schedule: giocare MTT con field ampi e giocare stake o buy in diversi nel cash game e negli MTT è un fattore che influenza tantissimo la questione. Con questo non sto affermando che un giocatore professionista non possa stimare il proprio winrate; è possibile, ma i concetti che usiamo tradizionalmente per misurare il tempo non hanno significato nel poker: un giocatore può giocare 20k mani al mese e un altro può giocarne 75k (quasi 4 mesi del primo giocatore).

Per poter far riferimento a delle stime più o meno affidabili -in questo caso è impossibile avere certezza assoluta- del proprio atteso, bisogna far riferimento ad un orizzonte temporale ampio, basato su un campione di mani giocate che abbia rilevanza statistica. Non esiste una definizione esatta di quante mani o tornei debbano essere giocati prima di poter raggiungere tale campione, ma esistono delle linee guida: maggiore la varianza (schedule eterogenea, field molti ampi, field full reg), più grande sarà il campione necessario.

Le idee di mese e anno nel poker sono pericolose, poiché aiutano l’insorgenza e lo sviluppo di abitudini sbagliate.

Obiettivi monetari e di volume

Tendenzialmente i professionisti non hanno una buona opinione degli obiettivi monetari e li sconsigliano agli aspiranti pro, poiché possono portare a comportamenti controproducenti, come smettere di giocare quando l’obiettivo è stato raggiunto e aumentare -in modo rocambolesco- il proprio volume di gioco quando il giocatore percepisce di essere molto indietro rispetto alla tabella di marcia predefinita -l’equivalente di giocare per svariate ore quando si ha una sessione negativa per cercare di inseguire le perdite, ma su un orizzonte temporale più ampio-.

Gli obiettivi basati sul volume d’altra parte godono di una reputazione decisamente migliore e possono essere utili a determinati profili di giocatori che tendono alla procrastinazione, ma non sono perfetti e presentano delle insidie. Il poker si gioca contro altri giocatori e si basa molto sul traffico: le partite possono essere molto succose o piuttosto scarse; impostando degli obiettivi di volume mensili siamo costretti a giocare un tot di mani al giorno, sia se i tavoli sono buoni, sia se non lo sono, e a giocare anche quando non siamo particolarmente in forma. Ovviamente dovremmo sempre cercare di essere al meglio e di massimizzare la nostra efficienza seguendo uno stile di vita salutare, ma gli imprevisti possono sempre capitare e non vogliamo essere costretti a giocare per fare volume quando non siamo al nostro meglio. Possiamo voler giocare di più se siamo in forma e il traffico ai tavoli è molto buono e decidere di giocare meno e dedicarci allo studio o ad altre attività extra-poker quando la partita non è delle migliori.

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Hand review: Doug Polk vs Phil Hellmuth, la gestione del BB in multiway

Difendere il BB dopo che c’è stato un’apertura e uno o più call è una questione meno intuitiva di quello che possa sembrare. Da un lato riceviamo pot odds molto vantaggiose per il call, dall’altro ci troviamo in difficoltà postflop quando chiudiamo second o third nuts e tutti i soldi finiscono nel piatto.

Nei piatti multiway ci sono diverse considerazioni da fare e quelle che sembrano implied odds, per alcune mani si rivelano essere reverse implied odds: mi sto riferendo a mani che chiudono punti forti (colori, scale), ma non possono fare nuts, perché saranno dominate da colori o scale migliori.

Nella mano in questione si sta giocando con uno stack effettivo di 98.000$ e Hellmuth apre da HJ con QsTh a 1.100$, il BTN chiama con 2h2c e Polk decide di difendere il BB con Td7c. Questa difesa è un po’ troppo loose, anche se consideriamo il giocatore sul BTN come bersaglio. Ci troveremo fuori posizione rispetto a due giocatori e in multiway realizzare l’equity della propria mano è più complicato rispetto agli spot HU. La difesa ci potrebbe stare qualora avesse flattato SB e non BTN, in tal modo saremmo fuori posizione solo contro l’original raiser e ci sono molte più possibilità di vedere il turn in caso di check generale al flop.

Non si tratta di un errore terribile, ma è uno di quelli che possono dare vita a ciò che nel mio corso chiamo l’effetto composto: errori lievi commessi nel preflop o al flop, che si ingigantiscono strada per strada ogni volta che ci fanno ritrovare in situazioni marginali.
Ci sono 3.900$ nel piatto e il flop scende Js 9s 8h, sia Polk che Hellmuth floppano una scala, con Polk che può solo sperare in una Dama per splittare il piatto. I giocatori checkano fino al BTN che decide di puntare circa metà piatto (2.000$); su questo tipo di texture in multiway è davvero difficile avere fold equity, la bet appare un pelo troppo loose.

Polk opta per un check-raise a 7.000$, cercando di isolarsi con il giocatore loose da BTN. Questi board sono piuttosto complessi da gestire quando l’SPR è alto ed è importantissimo avere frequenze di slowplay con mani molto forti, con le quali vogliamo fare azione al turn o al river a seguito di un doppio slowplay se il runout lo consente. Molto spesso il board si accoppierà o si chiuderanno eventuali progetti presenti al flop e la nostra mano avrà difficoltà ad estrarre ulteriore valore, in alcuni casi diventando un mero bluffcatcher. Inoltre nei multiway vogliamo trovarci in situazioni in cui giochiamo piatti grossi con nuts contro mani molto forti, ma dominate. Questa mano non potrà mai avere nuts su questa texture ed è difficile che un giocatore decida di overplayare una doppia coppia su una texture del genere. Consideriamo anche che qualora ci ritrovassimo contro mani come AsTs o KsTs, saremmo praticamente in coinflip, quindi non vogliamo neanche giocarci lo stack contro mani di questo tipo – senza contare che siamo drawing dead (salvo split miracoloso) contro QT.

In multiway è preferibile limitarsi al call con una scala di questo tipo, se BTN è un giocatore molto loose vogliamo lasciargli la possibilità di speware con mani che hanno poca equity, in ogni caso abbiamo una mano che può bluffcatchare su quasi tutti i possibili runout contro un giocatore con queste tendenze. È possibile rilanciare a bassa frequenza con le combinazioni di T7 che hanno il T di picche, poiché riduce tantissimo le combinazioni che possono andare in semibluff e farci foldare la mano migliore – in tal caso si può snap foldare con la coscienza serena di essere sempre contro nuts. Ci sta rilanciare molto spesso QT, perché può estrarre valore su più runout (coolera tutti i T su turn o river 7) e perché è l’effettivo nuts. Si possono rilanciare in frequenza alcune combinazioni di set (molto raramente anche top 2), sia perché sono più vulnerabili, sia perché non vogliamo cappare il nostro range di raise quando il board si accoppia.

Hellmuth decide di shovare diretto per oltre 200BB e Polk dopo un lungo tank decide di fare quello che risulta un fold spettacolare per alcuni e triviale per chi ha familiarità con i solver.

Considerazioni finali

La mano è stata analizzata ampiamente da diverse fonti e tutti si sono concentrati sul fold contro lo shove di Hellmuth: il range di Hellmuth è estremamente polarizzato, può shovare QT, Txss e potenzialmente alcune combo di JJ, che domina tutti gli altri set e anche trovandosi contro QT non sarebbe drawing dead. Anche includendo tutte le combo di JJ il BB non può chiamare in modo profittevole T7.

Contro un range estremamente polarizzato (QT o monster draw) 99 e 88 hanno equity NETTAMENTE migliore di T7o. Volendo seguire una strategia equilibrio OR dovrebbe introdurre delle combo di JJ per peggiorare leggermente l’EV del call con 99 e 88.
Hellmuth può sicuramente avere un range di 3bet, ma lo shove appare eccessivo visto che si gioca per oltre 200BB; una size più contenuta consente anche di utilizzare dei blocker per bluffare e mette in grandissima difficoltà un giocatore che non sta check-raisando in modo estremamente polarizzato, tutte le volte che si trova con combinazioni medio-forti come T7off.

Conclusioni

Nonostante Polk sia riuscito a minimizzare le perdite -un giocatore meno preparato avrebbe perso lo stack-, non si può dire che abbia giocato la mano in modo ottimale. Anche lo shove di Hellmuth è discutibile e appare un po’ troppo ambizioso contro un giocatore competente I piatti multiway sono estremamente complessi da giocare e presentano differenze significative rispetto agli spot HU.

Coloro che volessero approfondire possono acquistare il mio corso sul cash game, dove do molta importanza all’effetto dell’interesse composto citato durante l’articolo e agli obiettivi strategici dietro ogni azione e size di puntata.

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L’importanza di confrontarsi con gli altri giocatori

Nonostante il poker sia per natura un gioco individualistico, è innegabile che il confronto con altri giocatori possa garantire benefici. Il caso più ovvio è assumere un coach, un giocatore più esperto che possa valutare il nostro gioco, correggendone le lacune principali, e insegnare un metodo di studio efficace. In questo articolo faremo riferimento al confronto con uno o più giocatori di livello simile al nostro e a come poter massimizzare la produttività di questa esperienza.

L’ambiente in cui si è immersi ha una grande influenza sulle azioni e sull’etica del lavoro di ciascun individuo; è molto utile circondarsi di persone motivate e ambiziose, focalizzate sul processo di crescita e apprendimento, ed evitare chi ha una visione disfattista o una visione molto orientata ai risultati.
La modalità più comune con la quale si verifica questo tipo di confronto è quella della hand review: si analizzano mani giocate in una o più sessioni precedenti e si chiede un’opinione al nostro collega. Questo approccio è più superficiale e spesso porta due giocatori di livello simile a concordare sulla condotta di gioco, non arrecando particolari benefici.

La seconda modalità prevede l’analisi di una mano o di una dinamica col solver: si cerca di interpretare e interiorizzare meglio i dati del solver discutendone con un’altra persona; può capitare che uno dei due giocatori faccia qualche osservazione interessante e che l’analisi di gruppo risulti più produttiva di quella individuale. Questo approccio può anche essere utilizzato per dei veri e propri progetti, come analizzare diverse texture in una dinamica specifica, andando a stilare dei report con statistiche e considerazioni. E’ un lavoro che può essere fatto anche individualmente, ma si può risparmiare molto tempo e ottenere delle “rivelazioni” grazie ad alcune considerazioni del nostro partner di studio.
Si tratta di un lavoro molto efficace dal punto di vista teorico e molto più utile della semplice hand review, ma che va poi contestualizzato per poter essere implementato ai tavoli: manca la parte applicativa.

La terza modalità si concentra proprio su questo: applicare nozioni teoriche a scenari specifici, giocando delle mani lontano dai tavoli. Si tratta di creare degli scenari di gioco, indicando una dinamica, un board e la strategia di Cbet scelta al flop; ci si può concentrare sia su un runout predeterminato, che applicare la strategia su diversi turn e diversi river. Ogni giocatore può introdurre delle condizioni specifiche, come forzare un’azione (es. check forzato al flop) o dare un limite di tempo per discutere ciascuna strada.

Questo approccio è molto più flessibile rispetto allo studio con i GTO trainer, che sono più vincolanti in base alle strategie preimpostate, e consente di valutare potenziali linee che funzionano come exploit del field. E’ una modalità di studio che si avvicina molto di più a quello che accade ai tavoli rispetto alla classica hand review o all’analisi astratta fatta con un solver.

Per massimizzare l’efficacia di questo tipo di studio è opportuno che ciascuno dei partecipanti prepari degli spot specifici, in modo da aver sempre una strategia equilibrio alla quale far riferimento. Si può “giocare” la mano al primo tentativo, soffermandosi a discuterla dopo averla giocata. L’idea di questo approccio è quella di avere un’esperienza più simile a quella che si verifica ai tavoli, quindi è fondamentale l’immediatezza iniziale, prima di instaurare una discussione più approfondita.

Si può anche creare un vero e proprio gruppo di studi con più persone, anche se ci saranno leggere differenze di livello tra i giocatori. Anche l’opinione di un giocatore leggermente meno preparato può essere utile: dietro quello che può essere un leak di qualcuno si nasconde l’opportunità di progettare degli exploit (magari trascurati) da parte di chi è più preparato. Chi è meno preparato può anche dedicarsi maggiormente alla creazione degli alberi da discutere, andando a “sdebitarsi” con i suoi colleghi che lo aiuteranno a migliorare.

Conclusioni

Non è importante quale modalità scegliate, purché ci sia confronto con altri colleghi. E’ vero che oggi c’è tanto materiale didattico e ci sono software molto utili che possono far diventare un giocatore decente chiunque abbia la voglia e il tempo di dedicarsi (anche da solo); il confronto può notevolmente accelerare questo processo e correggere alcune lacune, che potrebbero condizionare pesantemente il gioco in futuro. Idealmente bisogna confrontarsi con un giocatore più esperto (eventuale coach) e con uno o più giocatori di livello simile, ma ognuno è libero di scegliere le modalità di studio più funzionali in base alla propria personalità e al tempo che può dedicare.

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Se hai vinto il piatto vuol dire che la giocata era giusta? No.

Bentornati in un nuovo episodio di un blog di poker che non parla di poker; anzi, di un blog di poker che parla di altro per parlare di poker. Sembra che mi sia incastrato, ma prometto che tutto sarà presto chiaro… Forse.

La nostra storia di oggi inizia ai tempi dell’antica Grecia, terzo secolo avanti Cristo, più precisamente tra Siene ed Alessandria d’Egitto. Lungo questa tratta di circa un migliaio di chilometri, il buon Eratostene di Cirene, decise, grazie all’utilizzo di un bastone ed un cammello, di togliersi lo sfizio di calcolare la circonferenza della terra. Senza addentrarci troppo nei dettagli che non ci interessano, confrontando la diversa angolazione del sole e la distanza percorsa tra le due città, misurata contando i passi di un cammello, ricavò un’onesta misura di 250.000 stadi. Ebbene sì, allora le lunghezze erano in stadi anziché in chilometri. La cosa interessante è che la misura fu accurata al 99% circa.

Un secolo più tardi un altro studioso, Posidonio, fece la stessa misura, ma la realizzò due volte: la prima venne poco più di 240.000 stadi, mentre la seconda 180.000.

Altri 15 secoli dopo, il noto esploratore Cristoforo Colombo, stava organizzando la sua spedizione per raggiungere le Indie navigando verso Ovest. E indovinate un po’ a quale misura della terra fece riferimento per fare i suoi calcoli? Ebbene sì. tra tutte, scelse proprio quella errata di Posidonio, così da ritenere che il viaggio fosse nettamente più breve e che non ci fosse nulla più che l’oceano tra Spagna e l’Oriente.

Ai giorni nostri tutti noi conosciamo Colombo come il più famoso esploratore della storia e scopritore delle Americhe, ma nonostante egli abbia decisamente vinto la sua scommessa, la giocata non era proprio così esatta.

È giunto il momento di tornare in ambito pokeristico, senza però dimenticarci dell’esempio di cui abbiamo appena parlato. Nel nostro blog abbiamo parlato di varianza innumerevoli volte, focalizzandoci sia su quanto sia importante accettarla e non ossessionarsi a combatterla tendando di annullarla, sia di quanto essa faccia scattare innumerevoli bias cognitivi nella nostra mente.

Un errore molto comune, sia tra i neofiti, ma anche tra molti giocatori esperti, è quello di confondere la bontà di una scelta con i risultato che essa dà, specialmente sul breve periodo.

Se Colombo si fosse basato sulla misura corretta, quella decisamente maggiore, magari avrebbe pensato che il giro da fare sarebbe stato troppo lungo e quindi proibitivo, e magari non sarebbe mai partito. Noi ovviamente siamo ben felici che il nostro amico Cristoforo abbia commesso quel memorabile errore di finire nel continente sbagliato (che comunque per un esploratore di fama mondiale, diventare famoso per quella volta che si è perso, è un po’ paradossale a pensarci bene), così come noi, col senno di poi, saremmo ben felici di registrarci per sbaglio ad uno spin&go da 500$ se finissimo per vincere il jackpot da 1milione.

Conclusioni

In linea generale, senza andare a pescare per forza la scoperta dell’America o il jackpot milionario, il poker è un gioco basato su innumerevoli scelte fatte su informazioni incomplete e valutazioni fondate sulla matematica o sull’esperienza di gioco; pertanto impostare a posteriori l’analisi di una giocata partendo dal risultato, è il peggior modo possibile di approcciare l’analisi del proprio gioco.

La bontà di una giocata, e indice quindi della qualità del giocatore, va ricercata nel processo decisionale e nell’analisi delle informazioni a disposizione al momento della scelta. Ovviamente non è facile, in quanto umanamente siamo portati a vedere molto più i risultati che le premesse, ma se siamo abbastanza bravi e lucidi da ricordarci come ragionare, avremo già fatto un grosso passo in avanti per migliorare il nostro gioco e i nostri ragionamenti, sia pokeristici che non. Per quanto concerne ai risultati poi, come già detto, è tutta varianza…

Per questo articolo condito da un pizzico di storia della scienza antica è tutto, se la lettura vi è piaciuta condividetela e discutetene con gli amici e, se non l’avete ancora fatto, non scordate di richiedere la nostra guida PDF gratuita “Farai del poker il tuo lavoro? Come diventare giocatori vincenti” cliccando QUI. Se siete interessati al nostro materiale didattico, potete trovarlo nella sezione SHOP, infine non dimenticate di seguirci anche sui social. Alla prossima!

Bisogna sforzarsi di giocare anche quando non si ha voglia?

C’era una volta il vip system. In questo mondo ormai estinto, ogni regular che ambisse a guadagnarsi da vivere con il poker, puntava a scalare, uno dopo l’altro, i vari livelli vip, fino al raggiungimento del tanto agognato supernova élite. Il percorso di ogni reg iniziava i primi giorni di gennaio, senza perdere tempo, e continuava fino al raggiungimento del traguardo prefissato, solitamente pochi giorni prima di natale (o addirittura dopo nei casi più disperati). I giorni di vacanza erano inevitabilmente pochi, a seconda della tabella di marcia più o meno serrata, ma se si rispettavano i programmi, alla fine dell’anno si erano accumulati una gran quantità di VPP, milestone e le mai banali sette stelline nere attorno all’avatar.

Un bel giorno di inizio novembre 2015, il mondo cambiò. La rakeback sparì. I reg di tutto il mondo videro il loro ambiente lavorativo completamente cambiato da un giorno all’altro, come i dinosauri quando videro una bella luce brillante in cielo 65 milioni di anni fa, o giù di lì.

Da quel giorno, il volume di gioco venne messo in secondo piano e tutti iniziarono a tablare meno e giocare più focused, cercando di massimizzare il proprio winrate. In questo modo le ore di gioco divennero di meno, e aumentarono le ore dedicate allo studio e all’analisi del gioco e della teoria su cui esso si basa. Con l’avvento dei solver poi, il gioco si è evoluto molto in fretta e molti giocatori hanno iniziato ad avere un edge non indifferente nei confronti dei reg che non tenevano più il passo.

Come in ogni cosa, l’evoluzione e la specializzazione di un settore, ne aumenta la competitività e la produttività, per tanto i migliori giocatori di ogni field hanno mantenuto degli ottimi guadagni, al netto della run.

Ciò che però a molti pare essere sfuggito un po’ di mano, è proprio l’attenzione al volume di gioco: se una volta si era forzati a puntare moltissimo sul volume, causa vip system e rakeback, a volte ora si è portati a giocare solo quando si è al massimo della concentrazione, quando tutto è perfetto e non prima di aver fatto un tot ore di studio. Se si esagera in questa direzione però, si finisce per giocare 5 giorni al mese, su 3 tavoli e per non più di un’oretta e mezza, per non rischiare di essere un pochino affaticati. In queste condizioni avremo probabilmente un winrate altissimo, ma il volume sarà ridicolmente basso, così da portare a casa pochi spicci a fine anno.

Ovviamente ho estremizzato il concetto in queste righe, ma l’articolo di oggi vuole puntare proprio a ragionare sul come sia opportuno muoverci per massimizzare il profitto atteso a fine anno. Per fare ciò, dobbiamo necessariamente contare tutte le ore dedicate al poker, sia giocato che studiato, e cercare di avere un rendimento orario più alto possibile, con un numero totale di ore più alto possibile. In questo modo potremo ottenere un profitto annuo il più alto possibile, nei limiti delle nostre capacità.

Parliamoci chiaro, non siamo tutti dei potenziali premi Nobel, anche con tutto l’impegno e la buona volontà. Ognuno ha le sue peculiarità e le sue capacità di rendere al meglio in determinate condizioni. Pertanto non ci sono delle linee guida generali a cui appellarsi per poter decidere quante ore dedicare allo studio e quante al gioco, su quanti tavoli e quante ore al giorno. La bravura di un buon poker player sta anche nel capire come permettere a se stesso di rendere al meglio, imparando a conoscersi e capire i propri pregi e difetti, e possibilmente lavorare per migliorarsi costantemente.

Conclusioni

Tornando alla domanda del titolo di questo articolo, la risposta è: a volte sì. Se stiamo facendo già molto volume e stiamo dedicando già molte ore al giorno al poker, un po’ di riposo può essere ciò che ci serve per ricaricare le batterie e tornare più competitivi ai tavoli; d’altro canto, se stiamo in una fase di pigrizia, in cui stiamo giocando poco e non abbiamo molta voglia di impegnarci, per carenza di stimoli o altro, può essere necessario sforzarci di metterci al lavoro e imparare a giocare al meglio possibile anche quando non siamo troppo in forma. Ricordiamoci sempre che, anche se non siamo obbligati a giocare ogni giorno per rincorrere uno status vip, se non giochiamo non guadagniamo, inoltre, tendenzialmente il volume di gioco e il profitto, sono direttamente proporzionali, quindi per vincere di più potrebbe essere necessario e/o sufficiente giocare di più.

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Giochi e apprendimento

I giochi non sono solo veicoli di intrattenimento, offrono anche occasioni di miglioramento di alcune capacità e di apprendimento. Il range di abilità coinvolte è estremamente vasto e può includere: risoluzione dei problemi, valutazione del rischio, memoria, pianificazione, interazioni sociali, ascolto, coordinazione, ecc. Naturalmente ogni gioco ha caratteristiche diverse e non tutti hanno una componente educativa rilevante (giochi che prediligono l’intrattenimento immediato); è possibile trovarne per qualsiasi tipo di necessità e, generalmente, quelli che hanno maggior rilevanza sul piano dell’apprendimento sono gratuiti e non richiedono computer di ultima generazione o una strumentazione costosa: sono accessibili.

Nell’articolo analizzeremo due dei giochi più diffusi, il poker e gli scacchi, e vedremo quali sono i punti di contatto e le differenze tra i più famosi giochi, rispettivamente ad informazione incompleta e completa.

Poker

Il poker rientra nella sfera delle attività di intrattenimento che migliorano caratteristiche personali, in particolare valutazione del rischio, pianificazione e prendere decisioni sotto pressione. Nel poker, gioco ad informazione incompleta, il risultato è sempre incerto, poiché c’è una forte componente aleatoria, ma è possibile ottenere delle stime sui range in gioco e, a seconda della grandezza del piatto e degli stack in gioco, valutare il valore atteso di ogni singola giocata. Il valore atteso non è mai dato dalla singola mano, ma è un risultato della stima che abbiamo fatto delle circostanze: quanto più è precisa, tanto più le nostre decisioni avranno un valore atteso positivo, a prescindere dall’esito della singola mano.

Ogni mano va pianificata a partire dal preflop fino al river, ma per farlo bisogna avere un’idea ben chiara dei range in gioco e di come interagiscono con i principali runout possibili. Naturalmente è possibile rivalutare l’azione se vediamo condotte anomale da parte del nostro avversario (in particolare tell relativi alle size di puntata o alle tempistiche dell’azione avversaria); di base bisogna capire se vogliamo giocare in modo equilibrato o exploitativo contro un avversario specifico, su quali runout possiamo andare per thin value, su quali possiamo bluffcatchare, ecc.

La pressione è presente in ogni decisione che prendiamo, a nessuno piace perdere, anche se si gioca per cifre irrisorie, e diventa ancora più rilevante quando giochiamo più tavoli contemporaneamente o in situazioni che prevedono un timebank estremamente limitato.

Altre competenze sono più specifiche e sono relative alle modalità di poker giocato: chi predilige un multitabling spinto online affronterà tantissime decisioni in poco tempo; chi predilige il gioco dal vivo può analizzare il linguaggio corporeo dei propri avversari e concentrarsi sulle dinamiche che si instaurano al tavolo.

Scacchi

Gli scacchi sono il gioco al quale l’immaginario comune attribuisce storicamente maggiore valenza educativa, grazie anche alla natura estremamente meritocratica: il giocatore più forte vincerà quasi sempre, salvo errori o casi in cui il giocatore meno preparato riesce a portare il suo avversario in una variazione poco familiare.

Hanno una forte componente teorica, ma memorizzare lunghe variazioni teoriche non è sufficiente per diventare un buon giocatore. È fondamentale effettuare una valutazione della posizione, comprendere le strutture pedonali e capire come migliorare l’efficacia dei propri pezzi, andando a restringere la mobilità dell’avversario. È fondamentale riuscire a calcolare variazioni in base alle posizioni che si formano per trovare combinazioni che consentono di convertire un vantaggio teorico in un vantaggio concreto, che sia un attacco vincente o una vincita materiale (pedone o pezzo).

Naturalmente l’avversario non starà a guardare e avrà i suoi piani che interferiranno con i nostri.

Mentre nel poker lo scenario è dettato dalle carte che vengono distribuite, negli scacchi è il prodotto dello scontro tra i piani dei due giocatori: nessuna partita è predeterminata e non è possibile pianificare dall’inizio alla fine (dal preflop fino al river), poiché dobbiamo costantemente fare i conti contro i piani del nostro avversario.

Possiamo affermare che negli scacchi c’è maggior interazione tra i giocatori, ma la componente di valutazione del rischio è pressoché assente. Esistono delle mosse che portano a delle complicazioni e a posizioni poco chiare e difficili da analizzare, ma un motore scacchistico avanzato saprà affermare con certezza se la decisione presa è corretta o errata. Il valore atteso di un’azione è sempre chiaro in fase di analisi -nel poker è molto soggetto alle stime effettuate (range stimati)-, mentre in partita può risultare difficile trovare la “risposta ottimale”

Conclusioni

Sia il poker che gli scacchi hanno avuto un forte sviluppo dal punto di vista teorico grazie ai software e allo sviluppo delle intelligenze artificiali e al giorno d’oggi è imprescindibile avere una forte preparazione teorica per eccellere in entrambe le discipline.

Molti giocatori di poker hanno la passione per gli scacchi e molti giocatori di scacchi adorano il poker, si può dire che i due giochi siano quasi complementari e possono far migliorare nell’altra disciplina: un giocatore di poker che gioca a scacchi migliorerà nella pianificazione della mano e nell’analisi delle interazioni tra i range e i possibili runout, mentre un giocatore di scacchi che gioca a poker potrà analizzare il proprio avversario e cercare di portarlo in variazioni a lui meno familiari e saprà valutare meglio quando può essere opportuno azzardare mosse che complicano la posizione, che potranno essere incorrette per il motore di analisi, ma regalare soddisfazioni in partita.

Ci sono anche tanti altri giochi (in particolare i puzzle game) che hanno importanti risvolti in termini di apprendimento, ma non basterebbe un altro intero articolo per parlarne, poiché è un tema estremamente vasto. Per oggi è tutto, non è mai troppo tardi per iniziare a dedicarsi ad una nuova attività o disciplina, soprattutto se può diventare qualcosa di più di un semplice passatempo, garantendo benefici anche in ambito lavorativo.

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È corretto giocare i tornei con montepremi più alto?

Ogni mattina, un giocatore di poker si sveglia e sa che dovrà runnare meglio degli avversari se non vuole brokare.

Di tanto in tanto, sul nostro blog torniamo a parlare di varianza; oggi lo facciamo con alcune considerazioni riguardo la scelta del palinsesto dei tornei o degli eventi da giocare nella nostra routine di grinding. Ogni volta che viene organizzato un evento speciale, sia online che live (pandemie permettendo), vengono attirati un gran numero di giocatori grazie ai succosi montepremi garantiti. Se per i giocatori occasionali il motivo è palese, ovvero l’importo del primo premio che fornisce un, più o meno piccolo sogno, come mai si presentano in gran numero anche i regular?

I regular sono sempre a caccia di soldi da poter vincere, ovviamente, ma può capitare che anch’essi si facciano prendere per la gola dai montepremi messi in palio dagli eventi più importanti. Quando ciò accade, significa che un reg sta facendo lo stesso identico ragionamento di un fish, il che non è mai un buon segno. Il primo premio di un torneo rappresenta solo la cifra massima che può essere vinta in quel determinato evento, in caso di una run favorevole che porti alla vittoria finale; tale somma è data semplicemente dall’importo del buy-in e dal numero di giocatori iscritti, più sono alti e più lo sarà anche il premio per il vincitore. Il “problema” nasce quando cerchiamo di capire quanto sia probabile vincere un determinato torneo, perché se andassimo solamente a caccia dei maggiori montepremi dovremmo giocare il superenalotto, dove con un po’ di fortuna si possono vincere 50-100 milioni di euro in un giorno, ma quanto è probabile che ciò accada? E qual è l’EV della giocata?

Per quanto riguarda il superenalotto, la probabilità di vincere il jackpot è di circa 1 su 622 milioni, pertanto se giocando 1€ potessimo vincerne almeno 622 milioni (tralasciando per un attimo le vincite intermedie), sarebbe ad EV 0; dato che il jackpot è di gran lunga inferiore, per quanto sia succoso è una giocata ad EV negativa. I tornei di poker devono essere visti alla stessa maniera, ovvero non guardando il montepremi, ma guardando l’EV del torneo, dato dal field, dalla struttura, importo del buy-in, durata del torneo, ecc.

Una volta che abbiamo valutato tutti gli aspetti citati e stimato quella che potrebbe essere la nostra EV nel giocare un determinato torneo, non dobbiamo farci ingannare dal valore assoluto della cifra stimata, ma dobbiamo rapportarla alla migliore alternativa che abbiamo a disposizione. Facciamo un esempio per chiarire meglio il concetto: se per un torneo live da 500€ stimiamo di poter avere un ROI del 100%, dato il field molto facile e la struttura giocabile, ciò corrisponde ad un profitto di 500€; contiamo che il torneo si svolge abbastanza vicino a casa nostra, quindi a questi 500€ contiamo di togliere solo 150€ di spese tra viaggio e cibo. Abbiamo così un profitto netto di 350€. Questo profitto sarà spalmato sui 2 giorni di durata dell’evento, quindi 175€ al giorno. Come vedete in questo calcolo non è minimamente conteggiato l’importo del primo premio, in quanto non rilevante, ma già incluso nel conto dell’EV del torneo (100% di ROI). Se non giocassimo questo torneo non potremmo ottenere la nostra EV di 175€ al giorno, ma cosa potremmo fare in quei due giorni che non passeremmo a giocare live? Se siamo dei reg MTT online potremmo fare due sessioni di gioco complete e, a seconda dell’ABI a cui giochiamo e del rendimento che abbiamo mediamente, potremmo avere un profitto atteso più alto.

Eh ma quel torneo ha un montepremi troppo grande, non si può mancare!

Se questo è ancora il vostro ragionamento, be’ ricordatevi di non mancare la prossima estrazione del superenalotto, se riuscite a vincere quello, siete a posto per tutta la vita.

Conclusioni

Se siete riusciti a liberarvi dei ragionamenti che competono ai fish, siete già a buon punto: la vostra scelta dei tornei da giocare potrà essere più lucida ed accurata, siete in grado di capire che un maggior numero di iscritti vuol dire inevitabilmente una maggiore varianza; siete in grado di capire che dovete scegliere i tornei con field migliore e quindi con EV più alta, cercando di non alzare troppo la varianza. L’alternativa a tutto ciò è semplicemente essere dei giocatori d’azzardo anziché dei reg MTT, il che è legittimo se è ciò che vi piace, ma dovete esserne consapevoli.

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In hoc signo vinces. Quando si può shottare fuori roll

Eusebio di Cesarea, vescovo e storico del quarto secolo dopo Cristo, racconta nella Vita di Costantino, opera che narra la vita del famoso imperatore romano, che costui ebbe una divina visione. Era l’anno 312 d.C. e Costantino si accingeva a combattere la battaglia decisiva per il trono dell’impero contro il suo rivale Massenzio; lo scontro passò alla storia come la battaglia di Ponte Milvio e vide vincitore, ovviamente Costantino. La sera precedente lo scontro, secondo Eusebio di Cesarea, Costantino vide in cielo una croce di luce verso est e sotto questa croce vi era una scritta in greco, che tradotta in latino recitava in hoc signo vinces, in italiano in questo segno vincerai.

Secondo quanto riportato in alcune delle diverse versioni dell’accaduto, lo stesso imperatore Costantino raccontò che la notte seguente sognò Gesù, il quale gli disse di apporre il suo stemma, ovvero la croce cristiana, sugli scudi dei suoi soldati e che ciò li avrebbe condotti alla vittoria. Così effettivamente fu e l’imperatore Costantino è un personaggio storico le cui gesta abbiamo letto tutti a scuola.

E quindi?

Nonostante la leggenda, che tra l’altro pare non avere particolari riscontri storici, noi siamo in un blog di poker, quindi cosa c’entra Costantino con noi? Ottima domanda.

Il punto su cui voglio soffermarmi è: dando per buono il segno divino ricevuto dall’imperatore romano poco prima della battaglia decisiva per la sua ascesa al potere (storia tra l’altro narrata solo alla fine degli eventi, quando ormai si sapeva com’erano andati a finire), quanto possono avere inciso sul corso degli eventi le decisioni e le azioni di Costantino?

Salvo che non si voglia credere ai poteri sovrannaturali di una visione celeste, ciò su cui aveva potere decisionale chi comandava l’esercito, erano proprio i movimenti e le strategie dei soldati, i quali furono coloro che fisicamente vinsero la battaglia armi in pugno; ciò di cui invece narra Eusebio di Cesarea, potrebbe aver influito sulla buona sorte, la quale, per definizione, è completamente fuori dal controllo degli uomini.

In hoc signo vinces a poker?

Nel mondo del poker ci sono fattori che sono effettivamente sotto il nostro totale controllo, così come ce ne sono altri su cui non abbiamo alcun potere.

Ciò che possiamo controllare sono senza dubbio la qualità ed efficacia delle nostre strategie, frutto del nostro lavoro e studio per applicarle al meglio durante il gioco. Un altro aspetto del gioco che possiamo controllare è il nostro mindset, in quanto dovremo essere noi in prima persona a lavorarci per saper far fronte alle situazioni più complicate e stressanti, che prima o poi toccano a qualunque giocatore.

L’aspetto del gioco su cui non abbiamo potere è la parte aleatoria, ovvero la fortuna, la varianza o qualunque altro nome vogliamo darle. La fortuna nel gioco è paragonabile alla benedizione divina che Costantino, a posteriori, racconta di aver ricevuto; anche noi dopo aver vinto un torneo potremmo ripensare alle ore precedenti e notare un qualunque evento che potrebbe essere stato un segnale che le cose stavano per girare bene. Tutt’altra cosa sarebbe, dando sempre per buono che una volta notato un qualche tipo di segnale, esso poi abbia davvero un impatto sulla nostra fortuna, saperlo riconoscere prima che gli aventi accadano, in modo da poterli sfruttare al meglio.

Se sapeste che state iniziando una sessione particolarmente fortunata non vorreste giocare gli stakes più alti possibili per poter massimizzare le vostre vincite? Con un bankroll di 1000€ perché perdere tempo a giocare il NL50 avendo 20 stack in cassa e non andare a shottare il NL1000 con un solo stack, quando si sa che si vincerà sicuramente?

Ovviamente, se lo potessimo sapere prima, sarebbe certamente corretto massimizzare i guadagni giocando il livello più alto possibile, così come se sapessimo che una partita di calcio è truccata, vorremmo scommettere più soldi possibili sul risultato che sicuramente uscirà (dando per buono che la partita sia truccata bene).

Conclusioni

Il problema del mondo reale è che, a quanto ne sappia io, ad oggi non è ancora stato scoperto il modo di predire il futuro, né tantomeno il modo di tornare di qualche giorno nel passato per poter giocare i numeri del superenalotto che sappiamo essere estratti. Per questo motivo, una saggia e oculata gestione del bankroll è sempre la scelta migliore, lasciando giocare gli stakes per i quali non siamo rollati, a chi il bankroll necessario ce l’ha, o a chi ritiene di aver avuto i segnali premonitori giusti.

Per questo leggendario articolo è tutto, spero che la storia scelta sia servita a rappresentare bene il ragionamento. Grazie della lettura, se vi è piaciuta condividetela e discutetene con gli amici e, se non l’avete ancora fatto, non scordate di richiedere la nostra guida PDF gratuita “Farai del poker il tuo lavoro? Come diventare giocatori vincenti” cliccando QUI. Se siete interessati al nostro materiale didattico, potete trovarlo nella sezione SHOP, infine non dimenticate di seguirci anche sui social. Alla prossima!