L’importanza di confrontarsi con gli altri giocatori

Nonostante il poker sia per natura un gioco individualistico, è innegabile che il confronto con altri giocatori possa garantire benefici. Il caso più ovvio è assumere un coach, un giocatore più esperto che possa valutare il nostro gioco, correggendone le lacune principali, e insegnare un metodo di studio efficace. In questo articolo faremo riferimento al confronto con uno o più giocatori di livello simile al nostro e a come poter massimizzare la produttività di questa esperienza.

L’ambiente in cui si è immersi ha una grande influenza sulle azioni e sull’etica del lavoro di ciascun individuo; è molto utile circondarsi di persone motivate e ambiziose, focalizzate sul processo di crescita e apprendimento, ed evitare chi ha una visione disfattista o una visione molto orientata ai risultati.
La modalità più comune con la quale si verifica questo tipo di confronto è quella della hand review: si analizzano mani giocate in una o più sessioni precedenti e si chiede un’opinione al nostro collega. Questo approccio è più superficiale e spesso porta due giocatori di livello simile a concordare sulla condotta di gioco, non arrecando particolari benefici.

La seconda modalità prevede l’analisi di una mano o di una dinamica col solver: si cerca di interpretare e interiorizzare meglio i dati del solver discutendone con un’altra persona; può capitare che uno dei due giocatori faccia qualche osservazione interessante e che l’analisi di gruppo risulti più produttiva di quella individuale. Questo approccio può anche essere utilizzato per dei veri e propri progetti, come analizzare diverse texture in una dinamica specifica, andando a stilare dei report con statistiche e considerazioni. E’ un lavoro che può essere fatto anche individualmente, ma si può risparmiare molto tempo e ottenere delle “rivelazioni” grazie ad alcune considerazioni del nostro partner di studio.
Si tratta di un lavoro molto efficace dal punto di vista teorico e molto più utile della semplice hand review, ma che va poi contestualizzato per poter essere implementato ai tavoli: manca la parte applicativa.

La terza modalità si concentra proprio su questo: applicare nozioni teoriche a scenari specifici, giocando delle mani lontano dai tavoli. Si tratta di creare degli scenari di gioco, indicando una dinamica, un board e la strategia di Cbet scelta al flop; ci si può concentrare sia su un runout predeterminato, che applicare la strategia su diversi turn e diversi river. Ogni giocatore può introdurre delle condizioni specifiche, come forzare un’azione (es. check forzato al flop) o dare un limite di tempo per discutere ciascuna strada.

Questo approccio è molto più flessibile rispetto allo studio con i GTO trainer, che sono più vincolanti in base alle strategie preimpostate, e consente di valutare potenziali linee che funzionano come exploit del field. E’ una modalità di studio che si avvicina molto di più a quello che accade ai tavoli rispetto alla classica hand review o all’analisi astratta fatta con un solver.

Per massimizzare l’efficacia di questo tipo di studio è opportuno che ciascuno dei partecipanti prepari degli spot specifici, in modo da aver sempre una strategia equilibrio alla quale far riferimento. Si può “giocare” la mano al primo tentativo, soffermandosi a discuterla dopo averla giocata. L’idea di questo approccio è quella di avere un’esperienza più simile a quella che si verifica ai tavoli, quindi è fondamentale l’immediatezza iniziale, prima di instaurare una discussione più approfondita.

Si può anche creare un vero e proprio gruppo di studi con più persone, anche se ci saranno leggere differenze di livello tra i giocatori. Anche l’opinione di un giocatore leggermente meno preparato può essere utile: dietro quello che può essere un leak di qualcuno si nasconde l’opportunità di progettare degli exploit (magari trascurati) da parte di chi è più preparato. Chi è meno preparato può anche dedicarsi maggiormente alla creazione degli alberi da discutere, andando a “sdebitarsi” con i suoi colleghi che lo aiuteranno a migliorare.

Conclusioni

Non è importante quale modalità scegliate, purché ci sia confronto con altri colleghi. E’ vero che oggi c’è tanto materiale didattico e ci sono software molto utili che possono far diventare un giocatore decente chiunque abbia la voglia e il tempo di dedicarsi (anche da solo); il confronto può notevolmente accelerare questo processo e correggere alcune lacune, che potrebbero condizionare pesantemente il gioco in futuro. Idealmente bisogna confrontarsi con un giocatore più esperto (eventuale coach) e con uno o più giocatori di livello simile, ma ognuno è libero di scegliere le modalità di studio più funzionali in base alla propria personalità e al tempo che può dedicare.

Per questo articolo è tutto, se la lettura vi è piaciuta condividetela e discutetene con gli amici e, se non l’avete ancora fatto, non scordate di richiedere la nostra guida PDF gratuita “Farai del poker il tuo lavoro? Come diventare giocatori vincenti” cliccando QUI. Se siete interessati al nostro materiale didattico, potete trovarlo nella sezione SHOP, infine non dimenticate di seguirci anche sui social. Alla prossima!

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1 commento

  1. Salve , il confronto sincero tra players maturi e umili , puo’ solo far bene anche a un pro di alto livello. E’ straordinario condividere e confrontarsi sui vari livelli di pensiero e riuscire a fondere psicologia e matematica per arrivare alla migliore analisi di una hand. Io faccio piu’ review possibili e con tanti players con i piu’ disparati stili di gioco e ne ho solo e sempre giovamento.

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