
C’è una strettissima correlazione e codipendenza tra linguaggio e pensiero: il primo si modella sul secondo e il secondo si esprime in un linguaggio mentale e influenza il modo in cui ci esprimiamo. Il linguaggio aggiunge ulteriori livelli di significato ai nostri pensieri: possiamo essere sarcastici, ironici, aggressivi, empatici o descrittivi.
Poiché le nostre decisioni sono guidate dai nostri pensieri, possiamo affermare che il linguaggio modella le nostre decisioni. Nel poker tutto ciò ha rilevanza in diversi contesti; il linguaggio influenza le azioni ai tavoli e lontano dai tavoli e può avere un impatto significativo sul rapporto tra gioco e vita.
In questo articolo ci concentreremo su linguaggio e varianza.
Il rapporto con la varianza
Il rapporto con la varianza è già complicato per natura, poiché il cervello umano tende ad essere piuttosto selettivo e a ricordare solo ciò che vuole ricordare, sia in positivo, che in negativo. Il linguaggio aggiunge un’ulteriore stratificazione che può solidificare pensieri negativi o idee non salutari, non compatibili con lo status di giocatore di poker professionista.
Il linguaggio ha una forte base culturale e nella società occidentale siamo soliti associare il lavoro ad un salario o ad una compensazione all’interno di un orizzonte temporale definito. Il caso più ovvio è quello del lavoro dipendente, ma anche chi fa impresa o chi è un libero professionista, pur non percependo un salario mensile, ha una certa aspettativa annuale e può organizzarsi in modo appropriato.
Il concetto di tempo nel poker
Nel poker non esistono concetti come “mese” e “anno” e questo è tanto più vero quanto più è alta la varianza della nostra schedule: giocare MTT con field ampi e giocare stake o buy in diversi nel cash game e negli MTT è un fattore che influenza tantissimo la questione. Con questo non sto affermando che un giocatore professionista non possa stimare il proprio winrate; è possibile, ma i concetti che usiamo tradizionalmente per misurare il tempo non hanno significato nel poker: un giocatore può giocare 20k mani al mese e un altro può giocarne 75k (quasi 4 mesi del primo giocatore).
Per poter far riferimento a delle stime più o meno affidabili -in questo caso è impossibile avere certezza assoluta- del proprio atteso, bisogna far riferimento ad un orizzonte temporale ampio, basato su un campione di mani giocate che abbia rilevanza statistica. Non esiste una definizione esatta di quante mani o tornei debbano essere giocati prima di poter raggiungere tale campione, ma esistono delle linee guida: maggiore la varianza (schedule eterogenea, field molti ampi, field full reg), più grande sarà il campione necessario.
Le idee di mese e anno nel poker sono pericolose, poiché aiutano l’insorgenza e lo sviluppo di abitudini sbagliate.
Obiettivi monetari e di volume
Tendenzialmente i professionisti non hanno una buona opinione degli obiettivi monetari e li sconsigliano agli aspiranti pro, poiché possono portare a comportamenti controproducenti, come smettere di giocare quando l’obiettivo è stato raggiunto e aumentare -in modo rocambolesco- il proprio volume di gioco quando il giocatore percepisce di essere molto indietro rispetto alla tabella di marcia predefinita -l’equivalente di giocare per svariate ore quando si ha una sessione negativa per cercare di inseguire le perdite, ma su un orizzonte temporale più ampio-.
Gli obiettivi basati sul volume d’altra parte godono di una reputazione decisamente migliore e possono essere utili a determinati profili di giocatori che tendono alla procrastinazione, ma non sono perfetti e presentano delle insidie. Il poker si gioca contro altri giocatori e si basa molto sul traffico: le partite possono essere molto succose o piuttosto scarse; impostando degli obiettivi di volume mensili siamo costretti a giocare un tot di mani al giorno, sia se i tavoli sono buoni, sia se non lo sono, e a giocare anche quando non siamo particolarmente in forma. Ovviamente dovremmo sempre cercare di essere al meglio e di massimizzare la nostra efficienza seguendo uno stile di vita salutare, ma gli imprevisti possono sempre capitare e non vogliamo essere costretti a giocare per fare volume quando non siamo al nostro meglio. Possiamo voler giocare di più se siamo in forma e il traffico ai tavoli è molto buono e decidere di giocare meno e dedicarci allo studio o ad altre attività extra-poker quando la partita non è delle migliori.
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