
Analizzare l’impatto che ha il tilt sul nostro gioco
Il tilt è una condizione che non risparmia nessun pokerista, dal principiante al più navigato, e che assume diverse sfaccettature a seconda delle personalità e delle circostanze in cui si manifesta.
L’immaginario comune associa al tilt urla, mouse e tastiere lanciate (tilt scimmiesco o “monkey tilt”), ma questa è solo un’estremizzazione di un qualcosa che ha tante forme.
Possiamo inquadrare il tilt all’interno di uno spettro tra una polarità aggressiva e una depressiva. Non è detto, inoltre, che un giocatore sperimenti sempre lo stesso tipo di tilt, poiché cambiano le circostanze sia ai tavoli, che lontano dai tavoli, ed è possibile osservare un mix di risposte aggressive e depressive.
È fondamentale che ogni giocatore faccia autoanalisi e descriva la fenomenologia del proprio tilt, in modo da rendersene conto quando i primi sintomi cominciano a verificarsi, per evitare ulteriori danni.
Alcuni esempi di risposte aggressive e passive
Una delle risposte aggressive più comuni è fare più spesso giocate marginali (3bettare più spesso, rilanciare più spesso con mani marginali, chiamare più spesso con bluffcatcher), in modo da aumentare la varianza della nostra strategia. Questa risposta fa leva sull’istinto primordiale di ogni giocatore di voler inseguire le perdite e aumentare il rischio è il modo più veloce per recuperare, se non fosse per un piccolissimo problema: molte di queste giocate hanno valore atteso vicino allo 0 o sono leggermente negative e, in casi estremi, possono rivelarsi disastrose. A volte le cose andranno bene, ma avremmo commesso degli errori e quindi avremmo vinto meno di quello che è il nostro atteso teorico; a volte (un po’ più spesso) le cose andranno male, perderemo molto di più di quello che avremmo dovuto perdere e lo stato di tilt aumenterà.
La risposta passiva più comune è la sensazione di impotenza e di rassegnazione, che porta ad un gioco molto più arrendevole, al non combattere per i piatti piccoli, al non voler effettuare bluffcatch con mani legittime in situazioni teoricamente profittevoli (aspettandoci di perdere allo showdown), al non estrarre abbastanza valore in situazioni più thin e al non effettuare bluff profittevoli.
È difficile dire quale delle due risposte sia più deleteria per l’atteso di un giocatore e c’è un’ulteriore beffa: gli avversari più attenti presenti al tavolo possono accorgersene e cercare di sfruttare il flow per bersagliare il giocatore in tilt; queste circostanze possono portare ad un ulteriore peggioramento del tilt se la “vittima” comincia ad avere pensieri paranoici e a pensare che tutto il tavolo o un giocatore specifico sta cercando di sfruttare la situazione a proprio vantaggio -mentre magari si tratta solo di un rush favorevole di carte-.
Su quale strada commettiamo più errori?
I giocatori meno esperti sono più propensi ad andare in tilt quando il giocatore alla loro sinistra utilizza strategie di 3bet molto aggressive: questo è dovuto al non avere familiarità con i range preflop e al non avere una strategia di base solida. Migliorare la conoscenza teorica del preflop risolve questo problema alla radice e fa risparmiare molte energie nella prima strada del Texas Hold’Em, automatizzandone le decisioni (salvo particolari adattamenti contro avversari più scarsi).
Il problema più grosso generalmente si verifica nei bluffcatch e nei bluff per lo stack, perché ci saranno molte deviazioni pratiche rispetto alla linea teorica (ammesso che si abbia buona familiarità con l’equilibrio) e spesso non si può avere una lettura corretta sulla strategia di ogni avversario. Possiamo affidarci ad una strategia il più fedele possibile all’equilibrio -scelta corretta contro gli avversari più preparati-, ma perderemmo tantissimo valore a livello exploitativo contro avversari che giocano strategie sbilanciate.
Anche in questo caso la conoscenza della teoria ci viene in aiuto: fare un bluffcatch legittimo contro un avversario che non ha frequenze di bluff adeguate è un errore a livello pratico, ma non danneggia l’atteso della nostra strategia a livello teorico; farlo con una mano non buona è disastroso. Naturalmente giocando in A-game dovremmo sempre optare per il fold contro questo avversario specifico, ma non è sempre possibile avere piena lucidità quando si è in sessione ed è importante capire che non tutti gli errori sono uguali, anche quando si tratta di chiamate non profittevoli al river.
Preparazione e autoanalisi sono la nostra miglior difesa
Lo studio ci aiuta non solo a migliorare il nostro A-game, ma anche il nostro B-game, facendoci commettere errori meno gravi rispetto a quelli che avremmo commesso in passato. Va affiancato all’autoanalisi, in modo da poter prendere provvedimenti immediati non appena cominciamo ad avvertire l’insorgenza dei primi sintomi; possiamo smettere immediatamente di giocare o semplicemente fare una pausa per qualche minuto.
È importante capire cosa provoca il tilt, se è una questione personale con un singolo avversario, una particolare sessione che sta andando male o un periodo a noi poco favorevole (anche magari per questioni extra poker). L’obiettivo ultimo deve essere sempre prendere le migliori decisioni possibili ai tavoli ed essere sempre nelle condizioni di poter dare il massimo, evitando faide personali e di fossilizzarci sui risultati nel breve periodo.
È possibile che le radici del proprio tilt siano più profonde, soprattutto se esso si manifesta per un periodo prolungato, in tal caso, dove l’autoanalisi non può arrivare, sarebbe consigliabile rivolgersi ad una figura qualificata professionalmente.
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