Range e bet size: due facce della stessa medaglia

Benvenuti in un nuovo articolo del blog, oggi ho deciso di scrivere un post molto più tecnico/strategico rispetto agli ultimi, anche perché a parlare sempre di mouse e tastiere dopo un po’ non rimarrebbe più nessuno a leggere gli articoli, oltre che essere poco produttivo su un sito che dovrebbe parlare di poker.

Entriamo quindi nel vivo dell’argomento di oggi, ovvero la composizione dei range e delle size ottimali da scegliere: chiunque di voi abbia mai utilizzato un solver preflop o abbia passato un po’ di tempo a ragionare di suo senza l’ausilio dei solver, si sarà sicuramente reso conto che in fase di costruzione dei range di 3bet, per esempio, non è possibile decidere quali e quante mani utilizzare prima di aver deciso la size; tantomeno è possibile decidere la size a priori senza aver considerato come vogliamo comporre il nostro range. All’inizio vi potrà sembrare un articolo un po’ banale o per principianti, ma vi assicuro che se terrete duro fino alle conclusioni finali potrete portarvi a casa diversi utili spunti di riflessione.

Proviamo ora a fare un esempio molto semplice: immaginiamo di trovarci in un tavolo cashgame senza ante e senza rake, così da poter giocare in chips ev puro. Il giocatore sul bottone rilancia a 2 bui, il giocatore da BB 3betta a 8 bui; in questo caso l’investimento per la 3bet è di 7 bui, ovvero 8 meno 1 che era già postato, mentre il pot totale è di 10.5 bui (8 della 3bet, 2 dell’open raise e 0.5 dello SB); ciò vuol dire che se si ottiene un fold in più del 66.6% dei casi (trascurando i blocker), la sua 3bet sarà profittevole con qualsiasi mano finché l’avversario non inizierà a foldare di meno. In questo scenario ci aspetteremo perciò che il giocatore sul bottone difenda almeno il 33.3% del suo range; ipotizzando quindi un open del 45%, difenderà il top 15% dividendolo in call e 4bet. In realtà il range di difesa dovrà necessariamente essere più ampio, visto che il giocatore sul BB non perderà il pot il 100% delle volte, realizzando così almeno parte della sua equity; per questo motivo arrotondiamo una difesa ad almeno il 40% (in realtà la difesa ottimale è decisamente più ampia ma al momento non ci interessa dato che stiamo analizzando uno spot a scopo puramente esemplificativo). Nello scenario appena descritto, ci aspetteremo quindi di giocare una mano post flop intorno al 30% delle volte, il che ci porterà a scegliere delle mani una discreta giocabilità postflop per massimizzare l’ev della 3bet sia preflop che postflop.

Ora proviamo ad immaginare lo stesso identico spot appena mostrato, ma utilizzando una 3bet di 11 bui anziché di 8 come prima, ovvero con una size decisamente più grande. Ora il giocatore da BB sta investendo ben 10 bui per vincerne sempre 3.5 che sono nel pot prima della 3bet, il che porta il pot a 13.5 bui e la fold equity necessaria per avere una 3bet profittevole con una mano qualsiasi sale dal 66.6% ad un bel 74%. Facendo lo stesso discorso di prima, il giocatore sul bottone potrà foldare quasi il 10% in più senza rischiare di essere exploitato, quindi la mano arriverà al flop più probabilmente intorno al 15% delle volte invece di un circa 30% (considerando che probabilmente insieme al fold salirà anche la frequenza di 4bet, a discapito del call alla 3bet). In questo scenario il range di 3bet del nostro amico sul BB dovrà necessariamente essere diverso da prima, visto che una parte più importante della sua ev deriverà dal massimizzare la sua fold equity preflop mediante l’uso dei blockers, mantenendo quindi molte più mani con buona giocabilità postflop nella parte di range con cui farà semplicemente call al raise avversario. Quando invece si troverà a giocare un suo 3bettato postflop si troverà ad affrontare un range più stretto e più forte, quindi la sua strategia postflop sarà sicuramente più cauta e con frequenze di cbet più basse e con percentuale di piatti vinti postflop più bassi.

Cosa calcolano i solver

Quando analizziamo spot del genere su un solver come Pio Solver o Simple Preflop (trovate le nostre descrizioni e tutorial di questi programmi nella sezione software), e inseriamo l’opzione di doppia size in fase di 3bet per capire quale sia la migliore da un punto di vista GTO, il solver non fa altro che valutare, o meglio calcolare, quanto sia conveniente massimizzare la fold equity preflop 3bettando più blocker e mantenendo più carte con buona giocabilità postflop nel range di call; oppure se ci sia molto più valore da prendere con mani giocabili in un eventuale 3bettato che si andrà a giocare postflop contro un range avversario più largo avendo mani che non solo hanno quindi più equity, ma che hanno anche una migliore giocabilità postflop, ovvero una maggiore percentuale di realizzazione di tale equity grazie alla buona giocabilità postflop. Nel secondo casoci troveremo dunque con un range di call preflop più debole e con probabilmente una frequenza di fold preflop leggermente più alta. Se vogliamo fare un veloce esempio, ipotizziamo che KTo e KTs abbiano la stessa equity preflop (ovviamente non è così perche KTs ne ha di più, ma per semplicità ipotizziamo sia così); KTs avrà sicuramente maggior possibilità di realizzare la sua equity in quanto si troverà più spesso per esempio a cbettare con una o due overcard + backdoor flushdraw, venire callato e poter ribettare al turn con un’ottima equity tutte le volte che si apre il flushdraw turn e ricevere anche dei fold vincendo quindi la mano in semi bluff; questa opzione KTo non ce l’ha e farà quindi più fatica a vincere i pot uncontested; senza poi contare tutte le volte che KTs hitta flush e coolera tutti gli under flush ecc.

Conclusioni

In questo breve articolo ho cercato di farvi capire in modo molto semplice come le mani che andiamo ad inserire nei nostri range siano strettamente correlate alle size che vogliamo usare, ma questo deve valere sia in un semplice caso di 3bet preflop sia nel gioco postflop quando dobbiamo scegliere tra bettare 1/3 pot o 2/3, se non addirittura overbettare. Come detto sopra, i solver ci potranno sicuramente dire in linea teorica ottimale quale opzione sia migliore e che ha quindi un ev più alta, ma i solver giocano nel mondo della GTO, ovvero un mondo dove un giocatore perfetto gioca contro un altro giocatore perfetto e in cui nessuno dei due potrà mai exploitare con profitto l’avversario. Nel nostro mondo i tavoli non sono popolati da questo tipo di giocatori e nemmeno noi ci potremo mai anche solo avvicinare con buona approssimazione ad esserlo, perciò dovremo sempre fare le nostre considerazioni in base a quali sono i nostri punti forti e deboli, quali possono essere i leak dell’avversario che potremo sfruttare al meglio e quali situazioni vogliamo evitare perché sappiamo che l’avversario potrà metterci in difficoltà spingendoci a commettere degli errori. Alcune di queste valutazioni le affronteremo in un prossimo articolo, per ora vi lascio meditare sui rapporto che avete instaurato con ivostri range e relative size e se volete saperne di più su come costruire delle solide strategie preflop non scordate di passare a visitare il nostro video corso in cui abbiamo affrontato tutte le varie tematiche in oltre 6 ore di lezioni.

Per questo articolo è tutto, grazie della lettura e se vi è piaciuta continuate a seguirci anche sui nostri canali FaceBook e YouTube per rimanere sempre aggiornati sul nostro lavoro.
A presto. Ciao!

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